Salve Leonardo, siete saliti con un amico in joelette fin sulla vetta del Monte Velino: come avete vissuto questa impresa piuttosato audace?
E’ stata una impresa abbastanza impegnativa. Abbiamo messo insieme una squadra di circa venti accompagnatori attivi, suddivisi in quattro gruppi, che ogni quarto d’ora si alternavano alla conduzione della joelette. Solo così abbiamo così potuto superare, in due giorni, un dislivello di 1500 m, su un sentiero abbastanza accidentato. E’ stata una impresa corale, emozionante, rallegrata anche dal buonumore di Henri, il nostro ‘passeggero’ – venuto appositamente da Avignon, dove vive con i genitori, originari dell’Abruzzo - che ha sopportato con tenacia varie ore di sballottamenti. Abbiamo pernottato in quota, e la mattina dopo all’alba abbiamo raggiunto la vetta del Velino (2487 m).
Ovviamente si è trattato di una escursione a scopo dimostrativo, per attirare l’attenzione di un pubblico più vasto sulle possibilità offerte dalla joelette. Per una escursione normale, con 300-400 metri di dislivello, bastano tre o quattro volonterosi per condividere la montagna con un amico a mobilità ridotta, regalandogli una giornata straordinaria.
Dicci qualcosa della esperienza con la joelette nella vostra associazione "Il cammino possibile".
Alcuni anni fa una giovane mamma, che partecipava alle escursioni del nostro gruppo di amanti del camminare, ci chiese se qualche volta fosse possibile portare con noi anche la sua figliola disabile motoria. Provammo su percorsi facili, con una carrozzella normale: troppo faticoso. Allora un amico ci segnalò il sito di Handi Cap Evasion: fu una vera scoperta! Sul sito si proponeva a chiunque di andare per due giorni a dare un “coup de main” a una randonnée con quattro joelettes in programma nel Haut-Queyras, per superare un tratto difficile di montagna. Ci andai con un amico, imparai a condurre la joelette salendo al col Girardin, poi passai da Saint-Etienne e ne acquistai una per il nostro gruppo. A quel punto ci costituimmo in associazione, con il nome di “Cammino possibile”, per significare che si poteva rendere possibile quello che normalmente, per un disabile, non lo è. Aderimmo a quella che ora si chiama Federtrek, un consorzio di 25 associazioni, per far conoscere la joelette e offrire ad altri la possibilità di condividere la montagna con un amico disabile.
Quali progetti avete in cantiere?
Nell’ambito escursionistico: stimolare l’attenzione dei camminatori verso la situazione delle persone a mobilità ridotta che vivono accanto a noi, alle quali con un po’ di buona volontà possiamo offrire esperienze nuove.
Agli enti naturalistici, parchi e riserve naturali, dove si svolgono attività di educazione ambientale con le classi scolastiche, cerchiamo di evidenziare il vantaggio di avere almeno una joelette, per permettere una piena partecipazione sui sentieri anche agli alunni disabili.
Per questi scopi organizziamo, sia per la rete Federtrek che su richiesta di altre associazioni o enti, dei brevi corsi di addestramento, che sono necessari per utilizzare la joelette in tutta sicurezza.
Il nostro desiderio è di creare anche in Italia un’organizzazione dedicata, come Handi Cap Evasion: per attuarlo, dobbiamo riuscire a “contagiare” ancora tanti altri escursionisti con l’idea della “escursione per tutti”.
Per più informazioni:
www.camminopossibile.it
www.federtrek.org
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